The natural/generated Bodies – The Wrong Biennale

Mostra collettiva di Arte Digitale

A cura di Francesca Sonzogno

La The Wrong Biennale è una manifestazione internazionale, indipendente, non profit e multiculturale dedicata all’arte digitale.
Fondata nel 2013, si caratterizza per un modello decentralizzato che include pavillons online e embassies fisiche sparse in tutto il mondo, curati da artisti, curatori e istituzioni anche in modo partecipativo.
Il suo obiettivo è offrire uno spazio di sperimentazione, collaborazione e accessibilità globale, capace di connettere comunità artistiche, curatoriali e pubbliche.
In particolare, nell’edizione che va dal 1° novembre 2025 al 31 marzo 2026, la Biennale è dedicata al tema dell’intelligenza artificiale nell’arte digitale: come le macchine, gli algoritmi, l’apprendimento automatico entrano nel processo creativo.

L’intelligenza artificiale come specchio della nostra epoca

L’intelligenza artificiale è uno degli specchi della nostra epoca. Ci invita a immaginare nuovi orizzonti del pensiero e ad amplificare la creatività umana, trasformando l’atto del creare in un dialogo tra uomo e macchina. Non si sostituisce all’essere umano, ma ne estende le possibilità: da un lato c’è chi offre l’input, dall’altro una mente artificiale che apprende, elabora e restituisce un output complesso, capace di superare i limiti dell’elaborazione umana.

Strumento potente, ma senza intenzione propria

Come ogni tecnologia, l’AI è uno strumento potente ma privo di intenzione propria, di un intrinseco determinismo. Incarna una teleologia dipendentemente dall’uso che ne facciamo. Se orientata da un’etica della responsabilità, può diventare un mezzo per migliorare la vita umana; se impiegata per sostituire, controllare o sfruttare, rischia di amplificare le disuguaglianze esistenti. L’intelligenza artificiale è dunque un’estensione dei nostri valori e delle nostre volontà, e ci ricorda la necessità di un pensiero critico sul modo in cui la utilizziamo.

Il corpo come campo di sperimentazione nell’arte contemporanea

Fin dalle sue origini, l’arte ha guardato al corpo come motivo di studio e di interrogazione, trovando in esso un campo di sperimentazione inesauribile. Nel tempo, la rappresentazione del corpo si è evoluta: da modello di perfezione a terreno di ricerca, dal Rinascimento all’età contemporanea, fino a farsi interfaccia tra reale e virtuale. Il corpo non è più soltanto realtà biologica o soggetto di rappresentazione: diventa crocevia di materia e immateriale, presenza fisica e proiezione digitale, esperienza intima e narrazione algoritmica. In questo scenario, l’intelligenza artificiale si configura come uno dei linguaggi più fertili per ridefinire la percezione del corpo, moltiplicandone le forme e ampliandone i confini.

Il corpo-interfaccia: da Haraway all’AI

Donna Haraway, nel suo Manifesto Cyborg (1985), osserva che “i confini tra organismo e macchina, tra naturale e artificiale, sono diventati permeabili”. Questa porosità ci consente di pensare il corpo come un’interfaccia mutevole, capace di assumere molteplici configurazioni: biologiche, digitali, ibride e simulate. L’AI si inserisce in questo paesaggio come un’estensione sensibile e talvolta ambigua del nostro cervello. Apprende, trasforma, formula discorsi e immagini, traducendo i nostri pensieri e spesso restituendoli in forme alterate, amplificate o inattese.

Arte, immagine e algoritmo: co-creazione e partecipazione

È in questo spazio di scambio che l’arte contemporanea indaga nuovi confini. Attraverso l’immagine e l’algoritmo, l’artista non cerca nel digitale un’alternativa al reale, ma il suo prolungamento: un luogo dove artificiale e umano coesistono e si reinventano reciprocamente. Il corpo, dunque, non è soltanto forma ma linguaggio, strumento e presenza. È il luogo in cui ci riconosciamo e ci raccontiamo, ma anche un campo di tensioni tra ciò che siamo e ciò che desideriamo essere. Dal corpo reale a quello ideale, dal fisico al digitale, l’arte attiva nuove estetiche della trasformazione, e l’intelligenza artificiale diventa un partner creativo che amplifica la capacità di immaginare scenari inediti.

Relazioni, dati e nuove forme affettive

Allo stesso tempo, l’incontro con l’altro assume forme radicalmente nuove: tra attrazione e distanza, tra presenza tangibile e simulazione algoritmica. Le relazioni mediate dai dati si intrecciano con quelle incarnate, ridisegnando l’esperienza affettiva e sociale. Come osserva Paola Antonelli, l’uso dell’intelligenza artificiale “è anche un modo per sviluppare la creatività” (Antonelli, 2024, Quotidiano Nazionale), ma possiamo aggiungere che diventa anche un mezzo per ripensare il modo in cui ci relazioniamo e ci riconosciamo nei corpi altrui reali o virtuali.

Dal “artefact” all’ “algorithm”: processi estetici e co-creazione

Non si tratta solo di opere finite, ma di processi che diventano parte integrante dell’esperienza estetica. Il passaggio dall’«artefact» all’«algorithm» apre nuove modalità di creazione e fruizione, trasformando l’atto artistico in un sistema dinamico, in cui il pubblico partecipa alla generazione dell’opera. L’arte co-creata con l’AI non si limita a riprodurre corpi: li reinventa, li stratifica, li moltiplica, invitando lo spettatore a vivere un’esperienza immersiva in cui immaginazione e calcolo si fondono in un linguaggio poetico e visionario.

Il corpo attraversato e riscritto dalla tecnologia

In questa prospettiva, il corpo non è più rappresentato, ma attraversato e riscritto dalla tecnologia. Diventa un luogo di sperimentazione e relazione, spazio in cui l’identità si rinnova continuamente, oscillando tra il biologico e il digitale, tra la realtà e la sua simulazione. L’intelligenza artificiale, lungi dall’essere un mezzo neutro, si configura come una possibile alleata della sensibilità umana: un laboratorio inesauribile di forme, pensieri e possibilità.

Tecnologia, consumo, rifiuti digitali e sostenibilità

Viviamo in un’epoca in cui la tecnologia è spesso sinonimo di consumo e inquinamento. L’obsolescenza programmata, la produzione di dispositivi elettronici e la loro rapida sostituzione generano montagne di rifiuti digitali che contaminano il pianeta e minacciano gli ecosistemi. In questo contesto, il progresso tecnologico appare talvolta incompatibile con la sostenibilità ambientale: l’innovazione si accompagna a un costo invisibile, quello dell’impatto ecologico. La mostra nasce proprio da questa consapevolezza, invitando a riflettere sul rapporto tra corpo, macchina e ambiente, e su come la tecnologia, anziché distruggere, possa diventare parte di un ciclo vitale più rispettoso.

Schermi di seconda mano e mostra “bio”

Le nove opere esposte interpretano il concetto di corpo umano attraverso l’intelligenza artificiale, ma lo fanno all’interno di un progetto espositivo concepito per essere “bio”, in armonia con la natura. La mostra stessa è stata pensata per ridurre l’impatto ambientale, scegliendo di presentare i lavori su televisori di seconda mano, dai modelli digitali a quelli analogici. Questa decisione curatoriale trasforma il dispositivo tecnologico in parte integrante del messaggio: al termine dell’esposizione, gli schermi verranno rivenduti, completando un ciclo virtuoso di riuso e riciclo che riduce gli sprechi e restituisce valore all’esistente. In questo modo, la tecnologia non è più solo mezzo di consumo, ma diventa atto consapevole, un gesto ecologico e poetico che ridefinisce l’idea stessa di innovazione.

Conclusione: Un dialogo tra artificiale, biologico e umano

La mostra intreccia corpo, tecnologia e ambiente in un dialogo che ridefinisce l’idea di umano. La tecnologia diventa materia poetica e sostenibile, capace di rigenerarsi e di rigenerare e in questo equilibrio tra artificiale e biologico, il corpo torna specchio vitale del nostro tempo.

Gli Artisti

Info mostra

Opening: giovedì 6 novembre 2025, ore 18:30 – 21:30 (con rinfresco e bar)
Mostra visitabile: 7 novembre – 12 dicembre 2025
Orari: lunedì – venerdì 14:00 – 19:00 | sabato – domenica 14:00 – 18:00
Sede: Alveare Culturale Studio, Via Carlo Imbonati 12, Milano
Contatti: WhatsApp 333 6792603 | info@alveareculturale.it